“A te la scelta” di Luigi Franzese con l’interpretazione di Nina Monti del XXXIII Canto dell’Inferno

18 – 19 Giugno 2015 presso Battistero di San Giovanni in Laterano – Roma

L’installazione “A te la scelta” del giovane artista Luigi Franzese trae ispirazione dal trentatreesimo canto dell’Inferno dantesco. L’artista si è lasciato ispirare dall’immagine “cruda” del Conte Ugolino che divora il cranio dell’Arcivescovo Ruggieri per dar vita ad un’opera concettuale colta e volutamente trattata con un linguaggio artistico macabro e al contempo drammatico.

Così come l’immagine dantesca vuole essere raccapricciante per enfatizzare la drammaticità della situazione mista di rabbia e dolore, così l’installazione di Franzese vuole provocare ed evocare un pensiero per mettere l’osservatore di fronte a se stesso.

L’opera rappresenta un teschio che maciulla un uomo in forma di manichino: dopo la morte l’uomo ha perso infatti la sua identità per diventare uguale a tutti gli altri, inerme di fronte al “gran giudizio finale”. Dall’effige del teschio, emblema per antonomasia della fine della vita, usato dalla Chiesa come monito per ricordarci la nostra mortalità e quindi il nostro passaggio effimero sulla terra, partono dei sottili fili di metallo ad ognuno dei quali è appeso un manichino per un totale di sette manichini: i sette peccati capitali.

Il linguaggio artistico di Franzese è qui utilizzato per evidenziare l’aspetto provocatorio dell’arte come monito ad una riflessione intimista per l’individuo/osservatore che viene messo di fronte a se

stesso, e per spingerlo ad una intima riconciliazione dove chiedere perdono a Dio per tornare in comunione con il mondo.
Nell’installazione in oggetto la simbologia della penitenza vuole andare oltre alla classica valenza cristiana perché ogni uomo, indipendentemente dal proprio credo religioso e dalla propria cultura, porta in sé una sua spiritualità. Tutto il genere umano ha bisogno di spiritualità e di riconciliazione nel momento che precede la morte.

L’opera, come dice la didascalia stessa, pone lo spettatore di fronte al suo libero arbitrio e, in un momento storico e sociale di estrema crisi di valori, lo invita a mettere in discussione il proprio comportamento nel mondo, la propria morale, la propria etica.

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