
Karoline Winter
Nel suo cercare di dare un senso e risposte concrete all’esistenza, da sempre l’individuo ha manifestato l’esigenza di una spiritualità “senza religione” che non sia necessariamente legata ad un “Dio religioso”: una spiritualità interiore che sia ricerca introspettiva e recupero di sacralità e mistero. In questo senso possiamo affermare che la pittura di Karoline Winter è un’opera evoluta cioè in grado, attraverso la padronanza della tecnica e l’abilità nella modulazione della luce e del colore, di giungere a concetti di analisi, sintesi e logica preziosi sulla struttura invisibile dell’Universo. Winter è una ricercatrice del divino che, attraverso la sua arte, è capace di esternare il sottile legame tra il cosmo invisibile e la fisicità materiale dei suoi elementi. L’arte può dunque diventare veicolo di riconciliazione spirituale perché è in grado di oltrepassare i limiti naturali attraverso la trascendenza e grazie alla sua energia vitale, che è il risultato dell’unione di sentimento, pensiero ed azione, è capace di andare oltre il buio e tutto ciò che esso rappresenta: l’immanente, il materiae, il finito.
Siamo di fronte ad una pittura che si fa mezzo di elevazione e intuizione estetica, invitando alla contemplazione come elemento essenziale e fondante nella comunione con il soprannaturale. Un linguaggio pittorico capace di spostarsi dalla matericità terrena all’incanto del mistero: immagini e forme di rara poesia, alimentate di mistica seduzione e di tonalità sublimi che sembrano cullare con eleganza riflessi e sfumature. Tutta la sua produzione è pervasa da richiami alla religione scintoista dove il concetto di sacro è rappresentato dalla natura stessa e dove ogni elemento del Creato diventa massima espressione del divino ed esprime una delle vie per giungere alla contemplazione dell’intangibile e alla percezione della dimensione sacra dell’Universo. Di fronte a opere di così grande impatto visivo ed emotivo, cariche di spiritualità e di nobile lirismo, l’osservatore percepisce la grandezza infinita dell’animo e avverte come tempo e spazio siano dall’artista trattati come entità inafferrabili in cui tutto il disordine diventa ordine.
La sua pittura celebra dunque l’importanza della contemplazione come elemento che porta con sé un imprescindibile processo di interiorizzazione, di ritorno alle origini come esperienza soggettiva che consente all’individuo di passare dall’intimità al mistero dell’esistenza. Il linguaggio pittorico di Karoline Winter cerca di esteriorizzare l’ineffabile grandezza dell’Universo per scoprire cosa c’è al di là degli schemi logici e per giungere poi ad un nuovo realismo cognitivo. La dimensione contemplativa si manifesta nella sua imprescindibile importanza all’atto pittorico e richiama agli antichi precetti platonici secondo cui essa altro non è che il momento più alto dell’esistenza perché, attingendo alle idee (archetipi del mondo sensibile), pone l’uomo in prossimità della sua origine. Ogni suo quadro riesce a trovare un suo spazio privato e ad esprimere in un raccolto intimismo il contatto più profondo con il Creato, con gli strati più sottesi dell’universo che nascondo dimensioni energetiche che solo un’anima sensibile può sfiorare. Il metodo pittorico di Winter unisce dunque tecnica e pratica spirituale facendosi mediatore tra mondo ordinario e mondo intangibile nell’intento di riportare equilibrio e armonia e mettendo altresì in connessione l’individuo con altri livelli di esistenza. In ogni sua opera ritroviamo infatti quella ricerca di spiritualità intesa come cammino solitario ed individuale, come percorso che deve scaturire esclusivamente dalla propria interiorità e comunica la sua ricerca intimista concepita come analisi di ciò che ci lega all’infinito e alla parte divina che è in noi.
Monica Ferrarini






